arte della divinazione

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venerdì 18 ottobre 2013

Smettila di essere chi credi e trasformati in chi sei!

Quando capita di star male? Tutte quelle volte che vi definite o lasciate agli altri questo ignobile potere, tutte le volte che fate bilanci sulla vostra vita o domande su ciò che va bene e su ciò che non va in voi, quando vi etichettate con "sono timido/pauroso/collerico/sfortunato..." 
Niente fa più ammalare di un continuo dialogo interno negativo, fortificato magari dalle idee e dalle opinioni che chi ci circonda ha su di noi (ricordatevi sempre di questa perla di saggezza "non ti curar di loro, ma guarda e passa!"). Così, spesso tocca indossare delle maschere per adeguarsi a una realtà che ci vuole in un certo modo e con certi crismi, tutti uguali e allo stesso tempo tutti banali! L'unilateralità, il non lasciare spazio a ciò che c'è di autentico in noi costituisce una delle principali cause di disagio e malattia, come del resto sosteneva lo psicanalista svizzero C.G. Jung. La nostra unicità è violentata, siamo i suoi carnefici e i suoi carcerieri, siamo però anche coloro che possono liberarla prendendo consapevolezza che la chiave è dentro di noi, nel pensiero che può cambiare le cose in base a come viene utilizzato, è uno strumento potentissimo di cui ognuno è dotato e non bisogna MAI dimenticarlo! La scienza infatti ha ormai dimostrato che siete pura forza, pura energia! Pertanto, evitate di credere a tutto quello che vi raccontate e non fatevi infinocchiare! "Vi diranno che non siete abbastanza, invece siete molto meglio di quello che vi vogliono far credere..." (Papa Karol Wojtyla)

Per stimolare la riflessione, desidero concludere questo post riportando un articolo di qualche anno fa scritto da Gianfranco Ravasi, giornalista de "L'Avvenire"  
"SE TIENI PER TROPPO TEMPO LA MASCHERA, FINISCI PER FARLA DIVENTARE LA TUA FACCIA" 
Leggo che questo è un detto indiano.
L’idea è azzeccata e colpisce indiscriminatamente, perché una qualche maschera l’abbiamo sempre nel nostro guardaroba spirituale.
Alcune volte ci serve per proteggere la nostra intimità da ogni curiosità eccessiva ed è allora una cosa buona.
Altre volte, però, è un sotterfugio per celare le nostre vergogne e apparire perfetti e allora può sconfinare in ipocrisia.
Altre volte è ancora una sorta di barriera che ci isola dal resto del mondo perché si teme il confronto “a viso aperto”.
C’è, dunque, una negatività nel mascherarsi che può essere lieve quando è un gesto transitorio e giustificabile da debolezze e paure.
Diverso è il caso prospettato dall’aforisma indiano: esso denuncia l’incrostazione permanente che deforma il volto in modo definitivo.
E’ appunto la falsità elevata a regola di vita ed è pericoloso mettersi su questa strada perché spesso non si può tornare indietro e si precipita di inganno in inganno, di menzogna in menzogna. Si arriva fino al punto di mentire a se stessi.
Dobbiamo, però, dire che può verificarsi anche quello che affermava il presidente americano Abraham Lincoln: ”potete ingannare tutti per qualche tempo o alcuni per tutto il tempo, ma non potete prendere per il naso tutti per tutto il tempo”.
Giunge,infatti,il momento in cui o per una nostra debolezza o per una particolare acutezza dell’altro, ci viene strappata a forza la maschera e, per usare una famosa espressione, ”il re diventa nudo”.


Il nostro orgoglio sarà frustato in faccia e le illusioni create intorno a noi si scioglieranno come neve al sole, lasciando solo l’amara verità del vero nostro volto.

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